Biennale Cinema 2023 | Titoli di coda

Come al solito il Mostro ha perso la visione del film vincitore del Leone d’oro: Poor Things di Yorgos Lanthimos (Regno Unito). Le cose viste in passato di Lanthimos non lo hanno convinto molto, vedremo.

Quest’anno, libero da impegni di lavoro, ha visto una quantità enorme di titoli, naturalmente inferiore a quella dell’amica Elisabetta, e non li ha schedati tutti.
La giuria ha lavorato bene. I riconoscimenti ai film di Garrone (Leone d’Argento, Premio per la Miglior Regia); Hamaguchi (Leone d’Argento, Granpremio della Giuria); Holland (Premio Speciale della Giuria) e Reizs (Premio Orizzonti per il Miglior Film) coincidono con le sue mostruose valutazioni.

Lascia interdetto il premio alla sceneggiatura di El Conde, buona più per una graphic novel che per un film. Ritiene che il film Zielona granica (Il confine verde) di Agnieszka Holland avrebbe meritato un premio più importante. Un riconoscimento meritorio è mancato a Tatami. Mi astengo dal giudizio alle Coppe Volpi: non ho assistito alle proiezioni.
Un’annotazione sulle produzioni italiane. La falange dei sei film in concorso prodotti nel nostro Paese (con l’eccezione di Io capitano di Garrone) ha dimostrato una qualità talmente bassa da essere imbarazzante. Un cinema intossicato da stili di sceneggiatura e regia modellati dalla televisione, dalla televisione più deteriore. L’impronta Netflix si avverte sui lungometraggi che la piattaforma produce ma i risultati hanno
ben più carattere e qualità cinematografica di quelli timbrati RAI. E adesso, dopo le purghe in RAI, il governo si sta accingendo a normalizzare il Centro Sperimentale di Cinematografia…
Soddisfazioni al Mostro passatista son venute dai restauri. L’Andrej Rublev nella versione restaurata e ripristinata è stato il suo privato Leone d’oro. La scoperta del film Shadows of forgotten ancestors di Sergei Parajanov è stata molto emozionante. In grado di coniugare indagine antropologica e narrazione epica, l’opera ha una sintassi filmica molto originale alla quale sono senz’altro debitori alcuni film di Pasolini come Medea e Il fiore delle Mille e una notte.

Deludente, invece, il coevo film di Agnes Varda Les creatures. Il nouveau roman non ha fatto bene al cinema, ritiene il Mostro, già deluso dalla visione di L’année derniére a Marienbad di Alain Resnais alla Mostra di qualche anno fa. La mescolanza fra reale e immaginario nel lavoro di uno scrittore di fantascienza slitta progressivamente in un episodio di Ai confini della realtà e impone ai due protagonisti, Michel Piccoli e Catherine Deneuve, performance attoriali a dir poco imbarazzanti.
È tutto. Il Mostro saluta e abbraccia i suoi lettori, sperando di ritrovarci in salute e buon umore l’anno prossimo.

Il Mostro Marino alias S.M.

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