Biennale Cinema 2023 | 5° giorno

Adagio di Stefano Sollima

L’anno scorso a Roma mancava l’acqua (Siccità di Virzì). Nella Roma portata in scena da Sollima più volte al giorno manca la corrente elettrica. Un gigantesco incendio boschivo assedia la capitale e blocca la circolazione dei treni. In questo scenario apocalittico si snoda la vicenda che coinvolge un “pischello” reclutato per una losca manovra di ricatto politico, carabinieri corrotti e reduci ottantenni della banda della Magliana. Sollima gira con la abituale perizia e convoca il gotha degli attori italiani (Servillo, Mastrandrea, Favino), ognuno chiamato a brevi pezzi di bravura. Regista e interpreti appaiono però “tutta tecnica e distintivo”, il risultato è deludente, inferiore a quello di una serie come ZeroZeroZero, ideata da Sollima e presentata nel 2019 alla Mostra. Semplicemente la sceneggiatura e i dialoghi non reggono, nel tentativo di mantenere un ritmo forsennato compresso nelle due ore di un film la vicenda si sviluppa per stereotipi, i personaggi sono monodimensionali senza per questo possedere la caratterizzazione epica che riuscì a Servillo nel gangster movie 5 è il numero perfetto di Igort, anche esso presentato alla Mostra del 2019.

Maestro di Bradley Cooper

Tutta la potenza di fuoco delle produzioni americane si dispiega in questo biopic sulla carriera e le vicende personali di Leonard Bernstein. Per intenderci, i produttori sono -oltre a Cooper che cura la regia e interpreta il protagonista- Martin Scorsese e Steven Spielberg. Dialoghi, recitazione, riprese, ritmo e fotografia sono perfetti e la colonna sonora sciorina una serie di meravigliose musiche tratte dalle opere e dalle interpretazioni di Bernstein. Tuttavia tale apparato è al servizio di una storia di scarso interesse, incentrata sull’omosessualità del protagonista e i suoi vizi privati. Manca la Storia sullo sfondo della quale Bernstein vive la sua lunga vita. Non si fa cenno alle idee politiche radicali del compositore, che lo portarono all’attenzione dell’FBI, né alla sua partecipazione alla raccolta fondi per le Pantere Nere. Non c’è l’eco neanche della rivolta di Stonewall, che segnò la nascita del movimento gay. Tutto si riduce al dramma di un omosessuale di genio che si è dovuto sposare e avere figli per poter mantenere la sua rispettabilità sociale. Tanto sforzo per un guscio vuoto.

Tatami di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi

Il primo film girato in collaborazione, da un regista israeliano e da uno iraniano ovviamente in esilio. Ottima pellicola di ambientazione sportiva, durante una competizione mondiale di Judo, con riprese realistiche e dure dei combattimenti, che vira poi nella narrazione dei tentativi crudeli di soffocamento da parte di un regime totalitario delle aspirazioni personali di una grande atleta e della sua allenatrice. Con la minaccia, il ricatto e la violenza l’Iran esercita le sue pressioni anche fuori dai suoi confini. C’è il rischio che la protagonista debba confrontarsi con un’atleta israeliana e questo è considerato inammissibile. Opera di grande spessore, confinata nella sezione Orizzonti, che ben avrebbe figurato nel concorso ufficiale.

Making of di Cédric Kahn

Fuori concorso. Cinema nel cinema, cinema politico sviluppato nelle forme della commedia come solo in Francia si riesce a fare. La vicenda narrata si intreccia con quella della realizzazione del film, gli operai subiscono la pressione della ditta come la troupe e il cast subiscono quelle dei finanziatori che vogliono imporre un consolatorio happy end. Attori narcisisti, drammi coniugali e amori difficili come in Effetto notte di Truffaut, ma con in più la rappresentazione degli sforzi che la logica del profitto esercita sulla libertà di espressione.

Il Mostro Marino alias S.M.

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